martedì 26 marzo 2024

CON LE NUOVE DELIZIOSE REALIZZAZIONI ARTIGIANALI AL CIOCCOLATO DI “PECK” GLI AUGURI DI BUONA PASQUA 2024.



 Il Filosofo Francese Pierre André Lalande (1867 - 1963) ha definito chiaramente il termine “monoteista” (dal Greco anticomónos theós” = “unico dio”) con le seguenti parole: “è la Dottrina filosofica o religiosa che ammette un solo Dio, distinto dal mondo”.

Sul tema ancora oggi controverso su quali religioni possano essere definite “monoteiste” il Professore Veneziano Paolo Scarpi (classe 1949) ha così chiarito la questione: “Conviene limitare l'uso del termine monoteismo alle forme religiose che storicamente si sono affermate come tali e che hanno elaborato una speculazione teologica finalizzata alla dimostrazione dell'unicità di Dio”.

La Religione Cristiana è unaReligione Monoteistae la sua principale festività è la Santa Pasqua.

Con Essa si celebra l’evento più importante riportatoci dai Vangeli e dai testi del Nuovo Testamento, la Resurrezione di Nostro Signore Gesù avvenuta il terzo giorno dalla Sua morte sulla Croce. Il luogo dell’evento viene indicato, sempre nelle Sacre Scritture, poco fuori dalle antiche mura di Gerusalemme, vicino alla collina rocciosa che porta il nome di Calvario (chiamata anche Golgota) dove venne crocifisso. In questo luogo, a imperitura memoria, venne edificata (le prime tracce risalgono al II secolo d.C.) la Basilica Cattedrale Patriarcale del Santo Sepolcro (denominata anche Chiesa della Resurrezione). 

La parola Pasqua deriva dall’EbraicoPesach” (passare oltre) e dall’AramaicoPasa’”, indicava inizialmente l’evento della liberazione degli Ebrei dalla schiavitù degli Egiziani avvenuta grazie a Mosè.

Il Primo Concilio Ecumenico (la riunione solenne di tutti i Vescovi Cristiani) iniziò il 25 Maggio del 325 d.C. nella Città della Turchia Asiatica di Nicea (oggi Iznik), a 130 Km. a sud-est della Città di Costantinopoli (oggi Istambul) nell’Impero Romano d’Oriente. In quella occasione fu deciso che la data della Santa Pasqua era mobile e che si festeggiava la Domenica successiva alla prima luna dell’equinozio di Primavera.

Seguendo queste regole per la Chiesa Cattolica la data della Pasqua è sempre compresa tra il 22 Marzo e il 25 Aprile di ogni anno. Per la Chiesa Ortodossa, che segue il Calendario Solare, detto “Giuliano” classificato dall’astronomo GrecoSosigene di Alessandria d’Egitto” (I Secolo a.C.) e promulgato da Giulio Cesare nel 46 a.C., la Festività cade tra il 4 Aprile e l’8 Maggio.

In occasione della Santa Pasqua e per la tradizionale scampagnata di Pasquetta, per tutta Italia si preparano moltissime ricette culinarie che portano in tavola preparazioni salate e dolci che allietano la tavola delle famiglie. Per le carni è tradizione preparare arrosti con agnelli e capretti, simboli di dolcezza e sacrificio. Si fanno le torte salate come la “Torta Pasqualina” di antica tradizione Ligure, preparata con uova, ricotta, pecorino, parmigiano e bietola da costa (bieta) o spinaci lessati, il tutto racchiuso nella pasta sfoglia.

Per i dolci tale e tanta è la varietà che è impossibile elencarli tutti. 

Le uova, per esempio, sono state fin dai tempi antichissimi simbolo della vita, già i Persiani e gli Egizi, a primavera, usavano donare le uova di gallina. Tutt’oggi si usa portare a benedire, la mattina di Pasqua, le uova lesse.

L’uso di decorare le uova si sviluppò principalmente nel Medioevo e, proprio in questo periodo, si incominciò a fabbricare anche uova in metalli preziosi per le classi nobili e ricche. Bisogna arrivare a poco più di cento anni fa per vedere nascere le uova di cioccolato (sull’origine non ci sono certezze) come regalo per la Festività Pasquale. Successivamente si sviluppò la prassi di inserire all’interno delle Uova una sorpresa per la felicità di grandi e piccini.

Un altro esempio è la “Colomba Pasquale” la cui leggenda narra che nel VI Secolo, durante l’assedio di Pavia, il Re Longobardo Alboino si vide offrire in segno di pace un pan dolce a forma di colomba. Secoli dopo, questo dolce è divenuto una vera e propria tradizione gastronomica della Pasqua, simbolo di amore e solidarietà.

In Via Spadari al Civico 9, in pieno Centro nella bellissima Città di Milano, proprio a due passi da Piazza del Duomo, c’èPeck un Negozio straordinario per l’Enogastronomia di altissima qualità, conosciutissimo in Italia e all’Estero.     

Peck nasce nel lontano 1883 in Via Orefici 2 (vicinissimo alla Sede attuale) grazie all’impegno di Francesco Peck.

In quell’anno Francesco Peck esperto salumiere proveniente dalla Città di Praga, oggi Capitale della Repubblica Ceca ma allora facente parte dell’Impero Austro-Ungarico (1867 - 1919), decise di aprire un Laboratorio per la produzione, e la conseguente vendita al dettaglio, di carni affumicate e salumi di Tradizione Tedesca. Nel 1918 Francesco Peck decise di cedere l’attività a un imprenditore Italiano di larghe vedute: Eliseo Magnaghi. Eliseo pur mantenendo il nome “Peck” da subito ampliò l’offerta e per tale motivo nel 1920 trasferì la Sede nei nuovi e più spaziosi Locali di Via Spadari 9 (quella attuale).

Nel 1956, superati gli anni difficili della Seconda Guerra Mondiale (1939 - 1945) in cui Milano fu colpita duramente dai terribili bombardamenti degli Alleati, l’attività di “Peck” passò ai Fratelli Giovanni e Luigi Grazioli conosciutissimi imprenditori già proprietari di uno dei più famosi Ristoranti della Città. Nel 1970 i Grazioli cedettero i loro Negozi ai tre Fratelli Stoppani, Angelo, Mario e Remo. I Fratelli Stoppani modernizzarono e internazionalizzarono “Peck” grazie anche alla validità delle loro specifiche competenze.

Nel Mese di Aprile 2013 il MarchioPeckè stato rilevato completamente da Pietro Marzotto imprenditore internazionale con una grande esperienza nel settore alimentare. Nel 2011 il Conte Marzotto aveva già acquistato i due terzi della Società.

Oggi il Gruppo Peck”, cresciuto moltissimo nei decenni con nuove aperture sia in Italia sia all’Estero, è guidato dal bravo Pier Leone Marzotto, il più giovane dei Figli del Conte

Peckha una tradizione di successi lunga più di 140 anni e con i suoi Negozi e i suoi Ristoranti è un vero e proprio imperdibileTempio Enogastronomicometa di una Clientela Internazionale e la sua fama non conosce confini.

Come ogni anno Peck, in occasione della Pasqua, presenta le sue nuove creazioni di alta pasticceria, uova, sculture di cioccolato e colombe, legate alla tradizione ma con un tocco di raffinatezza e un tocco di estro. Creazioni di cioccolato che uniscono estetica e gusto per regalare a tavola momenti di gioia e condivisione.

Le creazioni di Peck sono tutte realizzate a mano, all’interno dei Laboratori di Via Spadari dalla squadra di esperti Maestri Pasticceri guidata dal bravissimo Pastry Chef Galileo Reposo. Si distinguono per la selezione delle migliori materie prime e i blend di cioccolato di differenti qualità che sorprendono il palato con sapori unici e sempre diversi: Abinao, Tainori, Araguani, Guanaja, Manjari e Caraibe.

Simbolo di questa Festività 2024 è il nuovo “Chocolate Surprise Egg” la super novità in Special Edition di Peck, un capolavoro artigianale, che si presenta come un uovo scultura con grandi buchi tondi, realizzato con cioccolato fondente al 70%, che custodisce un secondo uovo di cioccolato bianco contenente una sorpresa ai 3 cioccolati: sfere di cioccolata al gusto naturale di Yuzu, lampone e mandorla, preparate con frutta fresca.

Oltre alChocolate Surprise Eggle altre novità di Peck per la Pasqua 2024 sono:

- “Circle e Square Egg”: dei quadrati e dei cerchi impreziosiscono di colore uova geometriche dalla forte carica espressiva. Vere e proprie opere d'arte in cui il cioccolato fondente e quello al latte diventano una tela per un dipinto;

- “Coniglietto Fondente”: Due coniglietti dall'aria dolce sorreggono due piccoli regali tra le zampine: una carotina arancione e un fiorellino rosa. I simpatici conigli si distinguono per il particolare e specialissimo effetto vellutato ottenuto dal cioccolato nebulizzato;

- “Ape di Cioccolato e Ape Golosa”: una reinterpretazione delle api icone dell’arrivo della bella stagione con ironia e leggerezza. L’ape è ritratta in due versioni, appena prima di spiccare il volo e alla ricerca del suo nettare per la più dolce delle abbuffate. Realizzate con una prevalenza di cioccolato Caraibe che si distingue al palato per le sue note equilibrate e raffinate;

- “Gallina di Cioccolato”: 150 grammi di gallina spiritosa che in paziente attesa osserva incuriosita il nostro strano mondo. Una speciale scultura creata unendo due sfere di irresistibile cioccolato bianco.

Ma da “Pecknon sono disponibili solo Uova e Sculture di cioccolato ma anche le immancabili “Colombe” in due varianti “Classica” e “Ai 3 Cioccolati” (impreziosita da pepite di cioccolato bianco, al latte e fondente), realizzate con un morbido pan dolce ottenuto grazie a ben 72 ore di lavorazione; soffici all’interno e ricche all’esterno con la classica glassatura zucchero e mandorle. Le Colombe sono prodotte utilizzando solo materie prime di assoluta eccellenza: farina con germe di grano macinato a pietra, vaniglia Bourbon del Madagascar, miele d’acacia Toscano e cubetti di arance candite in vasca a cielo aperto con leggero sciroppo.

Con le nuove, deliziose, preziose, buonissime e bellissimeRealizzazioni al CioccolatodiPeckAuguro una Buona, Serena e Felice Santa Pasqua 2024 a Tutti Voi e alle Vostre Famiglie.

https://www.peck.it/

https://www.youtube.com/watch?v=7YXaJH0srMU


"Chocolate Surprise Egg" (Foto Peck) 

"Circle e Square Egg" (Foto Peck) 

"Coniglio di Cioccolato con Carotina" (Foto Peck) 

"Coniglio di Cioccolato con Fiorellino" (Foto Peck)

"Ape di Cioccolato" (Foto Peck)

"Ape Golosa" (Foto Peck) 

"Gallina di Cioccolato" (Foto Peck)

"Colomba Classica" (Foto Peck) 

"Colomba 3 Cioccolati" (Foto Peck) 

"Peck" Pasqua 2024: Le Deliziose Novità (Foto Peck)

giovedì 21 marzo 2024

“CARTER OBLIO” A ROMA UN LOCALE SUPER ACCOGLIENTE DOVE IL BUON CIBO SI ABBINA PERFETTAMENTE CON VINI, COCKTAIL E MUSICA.




Publio Ovidio Nasone (43 a.C. - 17 o 18 d.C.) noto a tutti semplicemente come “Ovidio” è stato un mitico Poeta Romano tra i principali esponenti della Letteratura Latina e la sua fama fu grande in vita quanto nelle epoche successive alla sua morte, in una delle sue opere si leggono le seguenti parole: “Quid melius Roma?” (Che cosa migliore di Roma?).

Niente è migliore di Roma” e di tale affermazione posso dare una testimonianza diretta, infatti da piccolo ho vissuto alcuni anni a Roma e il periodo che ricordo con più piacere è stato quello tra i 10 e i 12 anni (1962 - 1964) quando ho fatto la Quinta Elementare e la Prima Media in una delle Scuole più antiche e prestigiose della Città: il “Convitto Nazionale Vittorio Emanuele II”.  

Le Scuole denominate “Convitto Nazionale” sono un'Istituzione che permise, dall'Unità d'Italia (1861) in poi, di sottrarre alla Chiesa il quasi monopolio Scolastico fino allora detenuto. I “Convitti Nazionali” rappresentarono l'aspetto più interessante in materia di istruzione e, sia pure in misura minoritaria, permisero una certa mobilità sociale. La fondamentale e innovativa riforma della Scuola, ideata e applicata nel 1923 dal Ministro della Pubblica Istruzione di allora, Giovanni Gentile, dette grande risalto ai “Convitti Nazionali” che hanno avuto il periodo di massimo splendore proprio negli anni ‘20 e ‘30 del 1900 costituendo una rete molto articolata e suddivisa nelle diverse Province.

Oggi i “Convitti” sono solo quarantuno distribuiti in tutte le Regioni Italiane. I “Convitti Nazionali” oltre al personale Educativo hanno anche quelloAusiliario” (Cuochi, Commessi, e altri) per assistere gli allievi durante il pranzo e nel pomeriggio.

Il “Convitto Nazionale” di Roma trae origine dal “Pontificio Collegio Clementino”, fondato da Papa Clemente VIII il 5 Dicembre 1595, nella Sede di Via del Clementino. Il “Clementino” fu soppresso dal Governo Napoleonico nel 1798 e poi ricostituito nel 1815; nel 1891 il Governo Italiano gli conferì la nuova denominazione di “Convitto Nazionale”.

Nel 1935 il “Convitto Nazionale Vittorio Emanuele II” fu trasferito nella Sede attuale di Piazza Monte Grappa, sul Lungotevere Guglielmo Oberdan davanti al Ponte del Risorgimento. La Nuova Sede, imponente e austera, appositamente costruita su tre piani, con ampi spazi per tutti i tipi di servizi, oltre alle aule per la didattica è provvista anche di un Parco al fine di permettere lo svolgimento di numerose attività sportive.

Ecco, la mia Scuola era ed è poco distante (pochi minuti a piedi) da un Rione di Roma che frequentavo, per molti motivi, quasi tutti i giorni: il “Rione Prati”.

Il “Rione Prati” fu costituito ufficialmente il 20 agosto 1921, l'ultimo in ordine di tempo dei Rioni di Roma, nato come un quartiere che accogliesse le strutture amministrative del Regno d'Italia e zona residenziale per i funzionari dello Stato. L'impianto urbanistico stradale fu studiato in modo tale che nessuna delle nuove vie avesse come sfondo la Cupola della Basilica di San Pietro, a testimonianza dei rapporti tesi tra il nuovo Stato Italiano e la Santa Sede nell'epoca precedente la firma dei “Patti Lateranensi” avvenuta l’11 Febbraio 1929. Per questo motivo i nomi delle Vie del nuovo Rione furono scelti tutti tra personaggi storici della “Roma Repubblicana e Imperiale”, condottieri e letterati della classicità latina e pagana, e tra gli eroi del Risorgimento al quale fu dedicata la Piazza Principale (Piazza Cavour).

Situato sulla sponda occidentale del Tevere, Prati è un quartiere molto elegante in stile “Art Nouveau” che si sviluppa intorno a Via Cola di Rienzo e alle sue lussuose boutique. Di giorno e di sera, le strade sono molto frequentate grazie anche ai moltissimi Locali presenti. E poi c’è il “Teatro Adriano” che si trova in Piazza Cavour di fronte al monumentale Palazzo della Corte Suprema di Cassazione (1889).

L’Adriano è nato nel 1898 come Teatro Lirico, è conosciuto anche come “Politeama Adriano”, nella prima metà del XX Secolo ospitò esecuzioni classiche di grande rilievo, sia di artisti affermati del Secolo precedente che di contemporanei. Nel 1950 il “Teatro Adriano” subì importanti lavori che lo trasformarono in un edificio diviso in due, una doppia Sala Cinematografica con ingresso separato: dal lato di Piazza Cavour si accedeva al “Cinema Adriano”, mentre da Via Cicerone, di lato, al “Cinema Ariston”. Di ambedue i Cinema sono stato un più che assiduo frequentatore.

Il racconto fatto fino a ora, oltre che essermi venuto dal cuore visto i miei trascorsi e i miei ricordi, mi è servito per indicarvi l’ubicazione di una Via del Rione Prati denominata Giuseppe Gioacchino Belli (scorre diritta per circa 700 m. tra Lungotevere dei Mellini a Via Tacito alle spalle del Cinema Adriano) dove al Civico 21 c’è un Ristorante molto interessante: “Carter Obliodello Chef Ciro Alberto Cucciniello.

Ciro Cucciniello (classe 1986) è di origini Campane, anche se fin da piccolo adorava la Cucina di sua Nonna e gli piaceva osservarla mentre preparava il cibo non aveva mai pensato di fare la professione del Cuoco, infatti dopo le Scuole dell’Obbligo e le Superiori si era Laureato in Economia. Ma nel 2015 decise di fare un corso per approfondire le tecniche di cucina e sviluppare quella passione giovanile di lavorare ai fornelli: tale fatto gli scatenò un amore improvviso che lo travolse immediatamente.  Grazie alle sue innate capacità di Chef per Ciro sono iniziate subito delle collaborazioni importanti che gli hanno permesso di bruciare le tappe.

Il suo primo grande Maestro è stato Luigi Nastri (classe 1974), per tutti “Gigi”, anche lui di origini Campane (Costiera Amalfitana), ChefStellato” diventato famoso in Ristoranti come il “Settembrini(proprio dove ha lavorato Ciro nella sua iniziale esperienza), la “Stazione di Posta” ed “Eit dell’Hotel Rex” a Roma e in Francia a Parigi al RistoranteLa Gazzetta”. Un'altra grande esperienza di Ciro è stata quella con il grande Chef superStellatoDavide Scabin (classe 1965) al Ristorante Combal Zero” di Torino.

Successivamente Ciro Alberto Cucciniello tornò praticamente alle origini prendendo con successo per alcuni anni le redini, come Chef Executive, il Ristorante, Fish Bar, Cocktail Bar e Pizzeria “Settembrini” ubicato nel cuore di Roma, uno dei simboli ristorativi del Quartiere Prati. Un Locale molto importante e impegnativo che realizza grandi numeri e ha più di 50 dipendenti.

Nel Novembre 2020 Ciro Alberto Cucciniello decise, con grandissimo coraggio visto che a Marzo dello stesso anno si era già scatenata in Italia laPandemia di Covid 19”, che era giunto il momento di scatenare le sue fantasie culinarie in un Locale tutto suo e aprì, come già accennato sempre nel Quartiere Prati di Roma in Via Giuseppe Gioacchino Belli al Civico 21, il RistoranteCarter Oblio”.

Carter Oblioderiva dall’anagramma del nome Ciro Alberto Cucciniello.

Il Ristorante Carter Oblio già esternamente si presenta con un suo preciso e solido carattere a partire dall’insegna color ruggine e il curatissimo e accogliente dehors in legno. Le ampie vetrate color verde bosco del Locale rendono gli interni luminosi mettendo in risalto particolari della Sala come la ruvidezza della pietra e il calore del legno vivo. Il design è “minimal” e l’impronta dell’accoglienza decisamente nordica: finiture in ferro battuto, tavoli in rovere massello, le pareti corrose ad arte, la libreria composita curata dallo Chef, la “mise en place” fatta di ceramiche ruvide realizzate a mano e la presenza del giradischi con la sua immancabile musica di sottofondo.

Lo Chef Ciro Alberto Cucciniello realizza un tipo di cucina interessante, gustosa, trasgressiva e audace, una cucina in cui si sente il coraggio di osare, sperimentare e anche provocare, ma senza l’ossessione di eccedere per stupire a tutti i costi. La sua filosofia ha solide basi, si basa sull’artigianalità di tutto ciò che realizza: pasta, pane, fermentati, essiccati, insaccati, tutto ciò che serve quotidianamente viene fatto in casa. La stagionalità è un imperativo il Menù viene aggiornato in base alle materie prime più fresche che il mercato offre giornalmente.

Nel Menù ci sono portate dai nomi particolari che richiamano un “gioco di confusione” tra idee e  luoghi, sono portate che vengono servite con belle presentazioni e sono molto buone, come: - Carote, Carote, Carote - L’Uovo di Colombo - Bitter Calamari - L’Anatra e lo Stagno - Baccalà alla Pertecaregna e Vichyssoise di Friggitelli - Un Cavolfiore che si è Fatto da Solo - Ravioli Gusto Pizza - Minestrella Maritata e Bisque Clandestina - Caramelle di Scorzonera, Aglio Nero, Cavolo Nero e Tartufo Nero - Maccheroni, Pecora e Cavolfiore - Pasta e Ceci e/o Nocciole (…e Baccalà) - Roman Ramen - Risotto, Trota alla Cenere, Blu di Bufala  e Cipolla Bruciata - Mupa, Cocco, Citronella e Frutti di Mare - Questa una Cotoletta? E’ una battuta? - Carciofo e i Suoi Fratelli - Maiale al Luppolo, Orzo all’Orzo, Crescioni alla Birra - Cervo e Pioggia nel Pineto - Tartelletta Pera, Noci, Mosto Cotto - Babà alla Pastiera Napoletana - Cachi alla Brace, Mandorle affumicate e Mascarpone.

A cotante delizie di un Menù così ricco il RistoranteCarter Oblio” offre una super selezione di entusiasmanti e innovativi abbinamenti grazie alla Carta dei Vini, oltre 150 Etichette che valorizzano produzioni artigianali e vitigni autoctoni, con Vini Bianchi, Orange Wine, Vini Rosa, Vini Rossi, Vini Esteri (España, Portugal, France, Česká Republika, Deutschland, Österreich), Vini Ancestrali, Bollicine e Champagne, alla Carta degli Amari, dei Distillati, dei Cocktail, oltre a quella dei Caffè.

Il grande e appassionato impegno dello Chef Cucciniello è condiviso e supportato con entusiasmo da una giovane Brigata di Cucina, dal Primo Sommelier e Direttore di Sala Matteo Cantagalli, dai Sommelier Riccardo Carrera e Flavia Frisina e da Antonio Piccolino.

Al Ristorante Carter Obliodi Roma del bravo Chef Ciro Alberto Cucciniello oltre a una grande accoglienza troverete del buon cibo che si abbina perfettamente con Vini, Cocktail e Musica.

https://www.carteroblio.com/

https://www.youtube.com/watch?v=I6NniY19Ufs


Ciro Cucciniello, Matteo Cantagalli, Riccardo Carrera (Foto CO)
 
Delizie ben Presentate (Foto CO)

"Ravioli Gusto Pizza"..... (Foto CO)

"L'Anatra e lo Stagno"..... (Foto CO)

"Squisiti Cocktail" (Foto CO)

La "Carta dei Caffè" (Foto CO)

"Cocktail e Musica" (Foto CO)

 Il "Giradischi" per la Buona Musica (Foto CO) 

 Lo Chef Ciro Alberto Cucciniello (Foto CO)

sabato 16 marzo 2024

“CHÂTEAU D'YQUEM” IL NUOVO BELLISSIMO, PREZIOSO E FASCINOSO LIBRO DI CINZIA BENZI, FRANCESCA BRAMBILLA E SERENA SERRANI.


 

La Cultura Enologica in Francia ha una Storia straordinaria e Secolare che ha avuto e ha una grande influenza su tutti gli altri Territori del Mondo dove si produce Vino. Le Zone Vitivinicole Francesi, come Bordeaux, Borgogna, Valle del Rodano, Valle della Loira, Alsazia e Champagne, grazie alla grande qualità della produzione abbinata a una grande capacità di comunicare tale qualità sui mercati mondiali sono considerate da tutti come modelli di riferimento. Una Tradizione Enologica quella Francese che risale al 600 a.C. quando i Greci fondarono “Massalia” (oggi Marsiglia) e introdussero nel Territorio la coltura della Vite.

La produzione di Vino in Francia alla fine 2023 di circa 45 milioni di Ettolitri ha portato il Paese a diventare il Primo Produttore al Mondo.

La qualità dei Vini Francesi, analogamente al sistema in uso in Italia, prevede tre livelli di Denominazione: - “AOC” (Appellation d’Origine Contrôlée) il livello di qualità più alto e rigoroso del sistema e può comprendere anche delle Sottozone; - “Vin de Pays” analogo alle “IGT” Italiane; - “Vin de Table” i Vini che non rientrano, per mancanza o insufficienza di requisiti, nelle categorie superiori. A seconda poi della Zona di Produzione dei Vini esistono delle altre specifiche menzioni come “Château”, “Cru”, “Clos”, che contribuiscono a definire e delimitare il Territorio di Origine dei Vini stessi e di alcune Tipologie.

La “Nuova Aquitania”, la più estesa Regione Amministrativa Francese, è stata istituita, a decorrere dal Primo Gennaio 2016, accorpando le Regioni di AquitaniaLimosino e Poitou-Charentes. Suddivisa in 12 Dipartimenti ha come Capoluogo la Città di Bordeaux. In questa Regione sono ubicate alcune delle più grandi e importanti Zone Vitivinicole Francesi come Bordeaux, Médoc e Margaux conosciute in tutto il Mondo come le migliori per la produzione di Vini grazie al particolareTerroir” (Territorio), il complesso sistema ambientale naturale, chimico, fisico e climatico.

L’Imperatore Carlo Luigi Napoleone Bonaparte (Napoleone III, 1808 - 1873) in occasione della “Exposition Universelle des produits de l’Agriculture, de l’Industrie et des Beaux-Arts” tenutasi a Parigi tra il 15 Maggio e il 15 Novembre 1855, volle redigere un sistema di “Classificazione Ufficiale” dei migliori Vini del Bordeaux esposti per l’occasione. Un ristretto comitato di esperti e commercianti del settore, dopo aver effettuato una selezione di ottimi Vini,  prendendo anche in considerazione l’alta professionalità degli Château (61 i Castelli catalogati) e i costi di produzione, espresse la Classificazione, che prende il nome dall’anno in cui è stata fatta il 1855, ed è ordinata per importanza dal primo al quinto livello per i Vini Rossi: “Premiers Grands Crus Classés”, “Deuxièmes Crus”, “Troisièmes Crus”, “Quatrièmes Crus”, “Cinquièmes Crus”. Mentre per i Vini Bianchi la Classificazione comprese: “Premier Cru Supérieur”, “Premier Crus”, “Deuxième Crus”.

Uno dei Vini Bianchi colonne portante del Territorio del Bordeaux che è passato attraverso i Secoli consolidando le sue pregevolissime peculiarità è lo Château d'Yquem Premier Cru Supérieur".

Château d’Yquem” è una splendida Tenuta, ubicata all’apice di una verdeggiante collinetta, nel piccolo e suggestivo Comune di Sauternes (meno di mille abitanti), una piccola enclave nelle Graves a sud-est di Bordeaux, con più di 400 anni di storia una vera e propria saga epica piena di eventi e illustri personalità.

Lo “Château d'Yquem” è un'Azienda Vitivinicola che da sempre produce un particolarissimo Vino Dolce, grazie a un terroir e un microclima perfetto per lo sviluppo della “botrytis cinerea” (muffa nobile che attacca l’uva), diventato mitico negli anni che ha il suo stesso nome ed è come già accennato l’unico a essere stato ClassificatoSauternes Premier Cru Supérieur” dalla regolamentazione Ufficiale del Vini di Bordeaux del 1855.

Il “Sauternes” è un Vino Dolce Francese rientrante nell’Appellation d’Origine Contrôlée Sauternes una delle suddivisioni dei Vigneti di Bordeaux. La Zona che dal 1936 rientra nella Denominazione comprende Cinque Comuni tutti ubicati a sud di Bordeax sulla riva sinistra del Fiume Garonna e adagiati su entrambe le sponde del Fiume Ciron: Barsac, Bommes, Fargues, Preignac, Sauternes. Le Uve utilizzate nella “AOC Sauternes” sono: Sémillon, Sauvignon Blanc e Muscadelle. La storia della denominazione praticamente coincide con quella dello Château d’Yquem che da sempre ne è la massima espressione.

Durante il Medioevo nella Tenuta d'Yquem esisteva già dal XII Secolo un edificio Fortificato, era di proprietà del Re d'Inghilterra all'epoca anche Duca d'Aquitania. Nel 1453 il sud-ovest della Francia ritornò sotto il dominio della Corona Francese grazie a Carlo VII. Un discendente di una Famiglia Nobile Locale, Jacques Sauvage, fu incaricato a partire da Mercoledì 8 Dicembre del 1593 di custodire la Tenuta e di ristrutturare gli edifici in essa compresi. Gli archivi del dipartimento della Gironda, così come quelli del Castello, dimostrano che già a quell'epoca esistevano pratiche viticole particolari e vendemmie tardive.

Giovedì 16 Luglio 1711, verso la fine del Regno di Luigi XIV, un discendente di Jacques, Léon de Sauvage d'Yquem, ricevette lo “status nobiliare” e acquistò la Tenuta dando inizio sia ai lavori per il completamento del Castello (un quadrilatero attorno ad un vasto cortile, l’edificio e diventatoMonumento Nazionalenel 2003) sia alla paziente opera di realizzazione, appezzamento dopo appezzamento, delle vigne. Nel 1785 Françoise Joséphine de Sauvage d'Yquem a soli 16 anni sposò il Conte Louis Amédée de Lur-Saluces Colonnello del Reggimento Penthièvre-dragons (un reparto di cavalleria) che solo tre anni dopo morì cadendo da cavallo. La giovanissima vedova assunse con una straordinaria intelligenza e bravura la gestione delle proprietà e delle ricchezze della Famiglia che prosperarono.

Al tempo il vino dello Château d'Yquem era già molto apprezzato da famosi personaggi dell’epoca e tale fatto aiutò la giovane Françoise Joséphine a mantenere i beni di famiglia anche durante la Rivoluzione Francese (1789 - 1799) quando, essendo una forte oppositrice, venne imprigionata due volte. Nel 1826, Françoise Joséphine fece edificare la nuova Cantina, perfezionò i metodi di vendemmia e sviluppò la reputazione internazionale.

Sarebbe ancora troppo lungo entrare nei particolari anche avventurosi e interessantissimi della discendenza di Françoise Joséphine a partire da suo Figlio Antoine Marie Henri Amédée de Lur Saluces (1786 - 1823) fino ad arrivare alla Quinta Generazione con Bertrand de Lur Saluces (classe 1888) che morì per arresto cardiaco nelle strade di Bordeaux il 9 Aprile 1966. Bertrand celibe e senza discendenti scelse, poco prima della sua morte come successore alla guida dei possedimenti di Famiglia, suo Nipote Alexandre de Lur Saluces (classe 1934) un grande appassionato che purtroppo si è spento il 24 Luglio 2023 all’età di 89 anni lasciando un gran vuoto nel panorama internazionale dell’enologia.

Nel 1996 lo Château d'Yquem è stato acquistato per il 38% dal Gruppo FranceseLVMH - Moët Hennessy Louis Vuitton SE” e nel 1999 a loro sono andate 64% delle azioni. Il Gruppo fondato da Alain Chevalier e Henry Racamier è oggi Leader Mondiale nel settore del lusso in termini di fatturato con un portafoglio di oltre settanta prestigiosi marchi nel campo dei vini, degli alcolici, nel campo della moda, nei gioielli, in Alberghi di lusso e nei media. Dal Maggio 2004 la gestione dello Château d'Yquem è stata affidata a Pierre Lurton.

Oggi la Tenuta delloChateau d’Yquem”, che ha mantenuto un carattere fortemente artigianale, ha un patrimonio vitato di circa 126 ettari (Varietà: circa 80% Sémillon e 20% Sauvignon Blanc) coltivati con metodi tradizionali nel rispetto della natura, senza uso di diserbanti, vengono concimati a rotazione quinquennale con il solo compost. Le numerose potature favoriscono delle rese quantitativamente molto basse ma eccellenti. Le uve vengono accuratamente raccolte in più passaggi durante la fase di maturazione completa, quando i grappoli vengono attaccati dalla “botrytis cinerea” la muffa nobile che rende magnifici e inimitabili i Sauternes. I chicchi vengono selezionati ad uno ad uno con continui passaggi nelle vigne, durante la vendemmia che dura circa un mese e mezzo.

In Cantina vengono effettuate da 3 a 4 pressature per effettuare la migliore estrazione degli zuccheri naturali presenti nell’uva. Le fermentazioni vengono effettuate separatamente seguendo le date della vendemmia e si realizzano in barrique nuove per un periodo che può raggiungere anche le sei settimane. Da notare che soltanto i vini di alcune specifiche barrique giudicati, dopo accurate e specifiche analisi organolettiche, sono riconosciuti degni di essere messe in commercio e quindi sottoposti a una ulteriore maturazione di 20 mesi. Vengono imbottigliate solo le annate migliori, per esempio durante i cento anni del 1900 ben nove vendemmie non sono state messe in bottiglia. Tutto ciò fin qui descritto ha un costo elevatissimo. Il patrimonio dello “Chateau d’Yquem” sono anche le persone che con le loro famiglie vivono e lavorano quotidianamente da anni nella Tenuta.

Lo Château d'Yquem è un Vino estremamente longevo che si caratterizza per la sua straordinaria complessità e i suoi magnifici sentori che progressivamente si accentuano con il passare del tempo. Un Vino Dolce, vero oro liquido, che si adatta alla perfezione con pietanze salate come foie gras, formaggi importanti e alcuni tipi di carni. Nel 2016 loChâteau d'Yquem 1811” (una bottiglia classica da 0,75 cl.) è entrato nel Guinness dei primati come il Vino Bianco più caro al Mondo essendo stato venduto per settantacinquemila sterline.

Per conoscere e approfondire nel dettaglio tutta la magnifica Storia delloChateau d’Yquemvi consiglio vivamente un super interessante Libro uscito da poche settimane: “Chateau d’Yquemdi Cinzia Benzi, Francesca Brambilla e Serena Serrani.

Cinzia Benzi, nata a Canelli nel Monferrato in Piemonte, da sempre ha manifestato il desiderio di uscire dai confini regionali per esplorare il mondo. Il nettare di Bacco è una delle sue ragioni di vita, una passione travolgente trasmessa dal padre Carlo. Vive tra Milano, città che l’ha adottata e permesso di misurare le sue capacità professionali, e Canelli dove nel 2020 è tornata a vivere stabilmente con il marito Daniele, l’amore della sua vita. La Francia è il suo paese d’adozione, la sede dei suoi studi enoici e per le amicizie. Anche gli studi di psicologia sono stati fondamentali per la sua professione. Cinzia è stata rapita dalla galassia gastronomica, complice un’insospettabile indole da buongustaia, in seguito all’incontro con il grande giornalista Paolo Marchi, ideatore e curatore di “Identità Golose” il Congresso Internazionale di cucina e pasticceria, con il quale ormai lavora da molti anni.

Francesca Brambilla è Milanese, diplomata in fotografia all’Istituto Europeo di Design di Milano. Il suo amore per la fotografia nasce in maniera istintiva e viscerale, come diretta conseguenza del suo modo di essere. Le sue doti umane e professionali la rendono la persona ideale per coordinare i diversi ruoli che ruotano intorno alla creazione di un’immagine di food. Così, nasce il suo speciale approccio alla fotografia che la rende una specialista dello still life. Nel 2006, ha fondato, con Serena Serrani, lo “Studio Brambilla Serrani” e insieme si si sono affermate tra le interpreti di punta della “food photographyItaliana e Internazionale, ricevendo numerosi riconoscimenti e premi.

Serena Serrani è Anconetana, ha studiato Scienze della Comunicazione all’Università Politecnica delle Marche dove si è laureata in Filosofia dei linguaggi con una “tesi sul linguaggio fotografico”. Riflessiva e acuta osservatrice, Serena predilige il cinema e il teatro considerando questi ambiti i più affini alla sua sensibilità, tanto da proseguire gli studi con un Master in Fotografia dello Spettacolo. Il suo percorso professionale è iniziato nella fotografia teatrale, dove ha sviluppato le sue grandi doti tecniche e interpretative nella mutevolezza della drammaturgia ricevendo molti riconoscimenti. L’incontro con Francesca Brambilla le ha fatto capire che poteva unire alla fotografia le altre sue due altre grandi passioni, il cibo e il vino.

Château d’Yquemè un bellissimo volume monografico edito da Seipersei nel formato 22,5 x 29 cm., con copertina cartonata, di 176 pagine. Nel Libro i testi di Cinzia Benzi affascinano e coinvolgono rivelando anche alcuni segreti fino a ora ben custoditi, le sue parole sono un’assoluta dichiarazione d'amore unica e potente agli spiriti e alla magia dello Château d’Yquem nel riuscito tentativo di raccontare un mito. Le pagine del Libro sono ricchissime di stupende ed evocative foto a colori di Francesca Brambilla e Serena Serrani oltre alle suggestive illustrazioni di Gianluca Biscalchin.

Alla stesura del Libro hanno partecipato, con le proprie riflessioni, anche famosi Giornalisti Enogastronomici come Eleonora Cozzella, Federico De Cesare Viola, Maddalena Fossati Dondero, Andrea Grignaffini, Paolo Marchi, Leila Salimbeni, oltre ai contributi del Master of Wine Gabriele Gorelli e di Massimo Bottura e Giuseppe Palmieri, rispettivamente Chef Patron e Direttore di Sala dell’Osteria Francescana (Tre Stelle Michelin) di Modena.

Giulia Corino ha contributo alla versione in Lingua Inglese e Bernadette Vizioz insime a Tiphaine Illouz-Assouly per quella in Francese.

Château d’Yquemdi Cinzia Benzi, Francesca Brambilla e Serena Serrani è un Libro bellissimo, prezioso e fascinoso che racconta la storia di un mito: un Libro assolutamente da leggere.

https://yquem.fr/int-en/

https://www.youtube.com/watch?v=wwi-m8c_fC0


"Château d'Yquem": un Mito (Foto B&S)

"Château d'Yquem" Visto da Gianluca Biscalchin

"Château d'Yquem": Castello e Vigne (Foto CdY)

 "Château d'Yquem": Una Vista delle Vigne (Foto B&S)

"Château d'Yquem": Fascino Senza Tempo (Foto B&S)

"Château d'Yquem": Oltre 400 Anni di Storia (Foto B&S)

Francesca Brambilla, Cinzia Benzi, Serena Serrani

"Château d'Yquem": Oro Liquido (Foto CdY)

"Château d'Yquem":  il Libro

venerdì 8 marzo 2024

“STEFANIA CALUGI TARTUFI” A CASTELFIORENTINO (FI) GLI ANTICHI E GENUINI SAPORI DI UNA DELLE MERAVIGLIE DELLA NATURA.




In una delle storie della “mitologia Greca” (la raccolta e lo studio dei miti appartenenti alla cultura religiosa) si narra del padre di tutti gli dei “Zeus” (gli antichi Romani lo chiamavanoGiove”) che avrebbe lanciato un fulmine in prossimità della base di un albero, una quercia, e che da tale fatto sia nato il preziosissimo “Tartufo”. Infatti questo particolare, raro e incredibile fungo vive grazie al nutrimento ricavato dalle radici degli alberi, attende l’acqua per cedere alle piante elementi minerali, non ha rami, foglie o tronco, è un figlio della terra e del buio, crescendo nell’oscurità del terreno senza usufruire dei raggi del sole.

I Tartufi erano già conosciuti e usati nell’alimentazione umana più di 4000 anni fa.

Sebbene sia i Sumeri, i Babilonesi, gli Egiziani, gli Etruschi e i Greci conoscessero questa delizia bisogna arrivare alla metà del I Secolo d. C., per trovare una sua prima traccia scritta nell’opera monumentale in 37 volumiNaturalis Historia” (Osservazione della Natura), di Gaio Plinio Secondo (conosciuto come Plinio il Vecchio). Qui il “tartufo”, allora denominato “tuber terrae”, veniva descritto come un prodotto prodigioso della natura, anche con proprietà afrodisiache, in quanto nasceva e cresceva senza radici.

Ignoranza e superstizione fecero sì che per quasi tutto il Medioevo (476 - 1492) il “Tartufo” fosse considerato il “cibo del diavolo e delle streghe” e bandito da tutte le tavole. Solo nel Rinascimento (circa tra il 1400 e il 1600) grazie all’impegno di donne straordinarie come Caterina de’ Medici e Lucrezia Borgia che tale pregiato e gustoso fungo tornò a essere apprezzato e a diffondersi non solo in Italia ma anche in tutta Europa.

L’Italia è uno dei maggiori produttori al Mondo di tartufi”. Praticamente tutte le Regioni Italiane hanno una vocazione Tartufigena (di produzione o coltivazione), tranne rare eccezioni.

In Italia si possono trovare: il Tartufo Bianco Pregiato, il Tartufo Nero Pregiato, il Bianchetto (Tartufo Marzuolo), lo Scorzone (Tartufo Estivo), il Brumale (Tartufo Nero d’Inverno) l’Uncinato Fresco (Tartufo Scorzone Invernale), il Tartufo Nero Liscio, e il Mesenterico (Tartufo Nero di Bagnoli Irpino, nome che gli deriva dalla zona di riferimento). Ogni specifica tipologia di Tartufo ha un proprio periodo di maturazione e un proprio Territorio, dove si sviluppa al meglio; a carattere Nazionale la raccolta è severamente regolata ma ogni Regione ha le sue specifiche normative.

I “Tartufai”, con la zappetta in mano, cercano il prezioso “frutto” interrato con il fondamentale aiuto dei cani che setacciano minuziosamente il terreno. Non esiste una vera e propria razza di cani da tartufo, ma ogni animale deve avere delle spiccate attitudini naturali, come il forte fiuto, per essere selezionato e addestrato.

La scienza che studia i tartufi si chiama “idnologìa”, il termine deriva da “hydnon” nome con cui gli antichi Greci chiamavano il “tartufo”.

La superficie esterna del tartufo si chiama “peridio”, può essere più bitorzoluta se il terreno di ritrovamento è più compatto e duro, piuttosto liscia e tondeggiante se il terreno è più morbido. La parte interna è denominata “gleba”. Il tartufo è fatto in gran parte di acqua, circa l’80%; ha pochissimi grassi e non molte proteine, ma contiene fosforo, magnesio e calcio.

La raccolta e la commercializzazione del Tartufo è regolata, come già accennato, da un severo disciplinare a carattere Nazionale e Territoriale, nella Regione Toscana dalla Legge Regionale n. 50, del’11 Aprile 1995.

Le Zone d’Italia più famose, per questo miracolo della natura che allieta magnificamente da secoli i nostri palati, sono: Alba, in Provincia di Cuneo in Piemonte, Acqualagna, nella Provincia di Pesaro e Urbino nelle Marche, in molte zone del Lazio e San Miniato in Toscana.

L’antico Comune di San Miniato, dal 1925, appartiene al territorio della Provincia Pisana. Si trova a metà strada sul percorso che unisce le Città di Firenze e Pisa. Il suo Centro Storico sorge arroccato su tre colli limitrofi alla piana dove scorre il Fiume Arno. Le sue origini risalgono all’ VIII Secolo quando dei Longobardi (tribù germanica orientale) vi si stabilirono costruendo prima una Chiesa e successivamente una Rocca. Per questo motivo per molti secoli San Miniato fu chiamataSan Miniato al Tedesco”.

Dal 1969, ogni anno (con solo rarissime eccezioni), il secondo, terzo e quarto fine settimana del Mese di Novembre, la Cittadina si anima per la Mostra Mercato Nazionale del preziosissimo Tartufo Bianco (“Tuber Magnatum” secondo la denominazione del medico Torinese Vittorio Pico del 1788) delle Colline Sanminiatesi. Il Tartufo dall’aroma intenso e avvolgente, che madre natura, ogni anno, ci dona da secoli, in vari periodi dell’anno, ha reso famosa anche San Miniato nel Mondo.

Il “Tartufo”, fungo dal corpo fruttifero ipogeo (sotterraneo), è una dell’eccellenze di questo particolare Territorio della magnifica campagna Toscana che ha un habitat, ideale e unico, fatto di boschi di pioppi, tigli, querce e salici.

Nel 1982, da un'iniziativa dell'amministrazione Comunale di San Miniato e di alcuni tartufai, è nata l'AssociazioneTartufai delle Colline Sanminiatesi” con l'obbiettivo di "favorire la tutela, la raccolta, la produzione e la valorizzazione del Tartufo Bianco di San Miniato” anche attraverso un'opportuna opera d' informazione e propaganda. Oggi l’Associazione è la più grande della Toscana e una delle prime a livello Nazionale con oltre 400 iscritti, e copre una vasta zona geografica di produzione (oltre il 25% della produzione nazionale e mondiale) del “Tartufo Bianco Pregiato delle Colline Sanminiatesi”. Questo "diamante della terra" è infatti largamente presente nelle aree collinari e fondovalle delle Colline Sanminiatesi, la particolare combinazione delle condizioni climatiche, geologiche e botaniche della zona lo rendono il migliore in assoluto, con caratteristiche olfattive e aromatiche inconfondibili.

Oltre a San Miniato nell’Associazione rientrano i territori di altri 29 Comuni limitrofi tra cui c’è Castelfiorentino.

Castelfiorentino è un antico Comune di circa 17.000 abitanti, dal 15 Luglio 2019 si fregia del titolo di Città, rientra nella Città Metropolitana di Firenze, dista circa una trentina di chilometri dal Capoluogo Toscano. Il Territorio di Castelfiorentino confina con la Provincia di Pisa e rientra nell’Unione dei Comuni Circondario dell'Empolese Valdelsa. A Castelfiorentino ogni anno si svolgono numerose e interessanti Manifestazioni Folcloristiche anche agroalimentari.

A Castelfiorentino nel 1998, in Località Monte Maggiore, sono riemersi i resti fossili di una balena vissuta nella zona oltre tre milioni di anni fa, in un periodo in cui le attuali campagne lasciavano il posto alle calde acque del Mare Tirreno. Lo scheletro, di grande interesse scientifico, è considerato dagli studiosi il più completo fossile di balena mai scoperto in Europa.

Una delle cinque Frazioni del Comune oltre a Castelfiorentino è Cambiano. La Frazione è ubicata in linea d’aria a poco più di 12 Km. da San Miniato e 3 da Castelfiorentino. Deriva il suo nome dalla Famiglia Cambi che, nel XV Secolo, acquistò i resti di un antico Castello medievale della zona e in seguito vi costruì sopra un'imponente Villa. Tale villa presenta un rilevante interesse per la storia dell'arte in quanto nella sua architettura si sono succeduti vari stili architettonici in particolare cinquecenteschi e settecenteschi.

Proprio in una zona riservata alle Aziende della Frazione di Cambiano in Via Cerbioni al Civico 38 ha Sede la Ditta di cui desidero parlarvi: la Stefania Calugi Tartufi.

La “Stefania Calugi Tartufiè una realtà al femminile che nasce nel 1987 dal forte legame tra Stefania Calugi e suo Babbo Renato, grandissimo appassionato e discendente da generazioni di tartufai. Il Padre le ha trasmesso oltra alla passione per i “tartufi” e l’amore per la terra anche la voglia di provare e il coraggio di osare, dalla Madre invece ha appreso la precisione, la costanza e l’amore per la buona cucina. Questi forti e tradizionali legami hanno spinto Stefania a coltivare il sogno di far conoscere e apprezzare i “classici e straordinari sapori Toscani” rielaborati in chiave contemporanea a un pubblico sempre più grande seguendo i suoi due fondamentali pilastri: il tartufo e la ricerca dell'eccellenza.

Con grande caparbietà, estrema passione e totale dedizione Stefania Calugi è riuscita, nel corso degli anni, a raggiungere l’eccellenza nella ricerca e nella trasformazione dei tartufi. Donna e impresa, una combinazione che ha posto a Stefania non poche difficoltà, ma anche molte soddisfazioni. Oggi il suo sogno si è avverato, il suo piccolo laboratorio artigianale iniziale, aperto a soli 18 anni, di soli 67m² è diventato un’Azienda con oltre 1500 m² e 25 dipendenti, di cui 16 sono donne. Un’impresa di eccellenza Italiana al femminile, che dimostra come è possibile fare azienda in un modo diverso, pulito e positivo: l’Azienda Toscana di tartufi è diventata infatti una realtà internazionale, con export in oltre 40 Paesi del Mondo e un fatturato di circa 7 milioni di euro.

Dal 2006 Jurij Marchetti, appena Laureatosi a Siena in Scienze Politiche, è arrivato in Azienda in supporto a Stefania Calugi. Jurij è nato a Poggibonsi (SI) è un espertissimo tartufaio oltreché compagno e collega.

Negli anni l’Azienda ha acquisito oltre 30 ettari di tartufaie certificateBio”, esse servono all’approvvigionamento per il mercato del prodotto fresco e per la trasformazione in prodotti tracciati in filiera corta. Proprio in questi magnifici e verdeggianti terreni Aziendali è nata “La Strada del Tartufo” un’esperienza fascinosa e immersiva nel meraviglioso mondo del tartufo. Tartufai esperti accompagnati da cani appositamente addestrati guidano i partecipanti in un percorso tra i magici sentieri boschivi con l’obiettivo di far vivere loro un’esperienza diretta e unica a contatto con la natura e il tartufo. L’esperienza se si vuole comprende anche la caccia al tartufo, degustazioni, aperitivi, pranzi e picnic a base di tartufi e visita ai laboratori.

La “Stefania Calugi Tartufiè specializzatissima nella vendita di tartufi e funghi freschi che vengono selezionati e lavorati accuratamente in base alle specifiche esigenze del cliente e vengono successivamente spediti, secondo modalità e processi logistici collaudati e consegnati entro 24-48 ore in tutto il Mondo. Ma oltre a ciò la gamma dei loro prodotti spazia seguendo varie interessantissime linee  dove vengono creati prodotti con ricette sia per tendenze vegetariane e vegane sia per chi ricerca il tradizionale rivisitato con gusto e fantasia.

Tutti i loro Prodotti hanno fasi di realizzazione che rispettano diversi manuali di certificazione come quello delMade in Italy”,  conferito dall’Istituto per la Tutela dei Produttori Italiani, e spiccano per la grande qualità e l’intelligenza con cui sono realizzati, come il famoso “Affettato di Tartufo Estivo” o, ispirandosi alla fama afrodisiaca del tartufo, la LineaPetali di Tartufo” in cui sottili fette di tartufo disidratato racchiudono e amplificano il sapore e il profumo del tartufo fresco in tre diverse declinazioni.  

Negli anni la “Stefania Calugi Tartufi” di Castelfiorentino (FI) ha ricevuto moltissimi Premi per l’alta qualità e la sostenibilità di tutto ciò che viene lavorato oltreché per la straordinaria competenza.

Non posso aggiungere altro sennonché le chiare parole di Stefania Calugi: “Ogni giorno valorizziamo la nostra terra, sperimentando nuove ricette, cercando il connubio perfetto fra tradizione e innovazione, per dare vita a prodotti genuini e sorprendenti.”

https://tartufi.it/

https://www.youtube.com/watch?v=tUCaqP4nO0A


"Stefania Calugi Tartufi" a Castelfiorentino (Foto SCT)

Esposizione dei Prodotti (Foto SCT)

Jurij Marchetti e Stefania Calugi (Foto SCT)

Cestino da Picnic (Foto SCT)
 
Gustose Delizie (Foto SCT)

"Petali di Tartufo" sulle Ostriche (Foto SCT)

La Tradizione Rivisitata con Gusto e Fantasia (Foto SCT)

Fantastici e Genuini Sapori (Foto SCT)

Stefania Calugi e i suoi Magnifici Tartufi (Foto SCT)